sabato 11 novembre 2006

flags of our fathers

Sono rimasto abbastanza deluso da Clint Eastwood, e non succedeva da un bel po' di tempo :-(
Non è che Flags of Our Fathers sia un pessimo film, anzi, ma un film di guerra diretto da zio Clint prometteva decisamente di più - e il soggetto lo avrebbe meritato.

Narrando la storia della battaglia per la conquista dell'isola di Iwo Jima, il film si concentra sulla storica fotografia dei soldati che issano la bandiera americana.
Più che raccontare gli avvenimenti della battaglia, il film parte da quell'evento (avvenuto nei primi giorni) e segue le vicende dei sei soldati ritratti nella foto, diventati immediatamente popolarissimi nel loro paese al punto che i superstiti vennero richiamati in patria per partecipare a tour di raccolta fondi per finanziare la guerra.
La forza della propaganda è enorme, anche quando c'è ben poco eroismo in chi ha compiuto l'impresa.

Il film - come dicevo - ha dei difetti non piccoli: intanto, in un film di guerra che dura 132 minuti, avere circa 30/40 minuti di battaglia ed il resto a seguire le vicende di un marines indiano ubriaco mi sembra davvero una sproporzione. L'approfondimento dei personaggi poi è superficiale: tutti troppo "piatti" e, per giunta, interpretati da attori oggettivamente mediocri (monoespressivi all'estremo; ok che dovevano impersonare dei marines, ma insomma...)
Troppo frammentario poi il montaggio con continui e confusi salti dal campo di battaglia ai tour propagandistici, che non aiutano a definire i personaggi (oddio: a volte è persino difficile riconoscerli, figuriamoci provare interesse).
Scarsissima la definizione del contesto storico (buono quello sociopolitico-economico interno, nullo quello militare), con i giapponesi che non sono altro che canne di fucili rinchiusi nei tunnel. Il quarto d'ora finale narrato risulta pesante ed un po' raffazzonato.

Non è tutto da buttare, però: le (poche) scene di battaglia sono comunque "crude" quanto serve e di buon livello (ma non si arriva neanche vicino alla perfezione di Salvate il Soldato Ryan) ed in due o tre occasioni Clint tira fuori delle discrete perle di regia.

Nel complesso una occasione sprecata; c'è però speranza che l'altro film girato in contemporanea, Letters from Iwo Jima che narra gli stessi eventi dal punto di vista dei giapponesi, possa essere migliore.

Voto: 6.5
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2 commenti:

Anonimo ha detto...

Possibile che tu non abia capito che quelli che indichi come difetti sono i veri punti di forza (e guarda caso, proprio gli obiettivi di contenuto) che Eastwood si era posto?
Senza dimenticare che il vecchio volpone, il messagio "maschio" e militare, e piuttosto forte, ce lo mette anche qui anchese a te pare completamente sfuggito, così come il grande valore di satira al sistema di tutto il film: alla fine, fra il disgusto per la politica e le sue bassezze, non si combatte per la patria, ma per i compagni d'arme, i "fratelli".
Che sia un caso che proprio Hanks di Soldato Ryan, abbia finanziato Band oh Brothers, rifacendosi al famoso discorso di Enrico V di Shakespeare prima di Azincourt, hai presente?: "Noi pochi, noi pochi felici, noi banda di fratelliperché chiunque ha versato il suo sangue insieme a me è mio fratello. E quegli uomini che hanno avuto paura si sentiranno inferiori quando sentiranno come abbiamo combattuto e come siamo morti insieme”.
M come direbbe Donne Brasco: che le to dico a fare?

Mi sa che te i ilm li guar un po' coi piedi...

La colf

Davide Alberani ha detto...

@anonimo:

> Possibile che tu non
> abia capito che quelli
> che indichi come difetti
> sono i veri punti di
> forza

Vorrei davvero aver tempo di capirlo, ma sono sempre troppo impegnato a stupirmi di chi ancora non concepisce possano esistere pareri personali... :-)

> Che sia un caso che
> proprio Hanks di
> Soldato Ryan, abbia
> finanziato Band oh
> Brothers

Una serie capolavoro, mi è piaciuta un sacco.

> Mi sa che te i ilm li
> guar un po' coi
> piedi...

Esatto! Nel caso in esame i miei piedi erano in compagnia del 21% delle zampette della sedicente critica professionale (e del 30% degli spettatori - categoria cui appartengo).

> La colf

Il padrone di casa. ;-)

Ciao.