domenica 9 aprile 2006

inside man

Tutti i film di Spike Lee dovrebbero concludersi con una partita di basket. E' il pubblico a chiederlo... ;-)

Quattro rapinatori si asserragliano all'interno di una filiale new yorkese di una grossa banca, prendendo in ostaggio dipendenti e clienti. Sono in gamba e determinati, e la polizia non sa che pesci prendere; da un lato il negoziatore Denzel Washington cerca di trattare, dall'altro ci si prepara ad una irruzione delle teste di cuoio.
Il tempo passa, e ben presto ci capisce che forse i rapinatori non sono lì solo per svaligiare la banca; le storie e le trame dei personaggi, ad ogni livello della scala sociale, iniziano ad intrecciarsi e ad assomigliarsi sempre più.

Inside Man ha un certo numero di pregi: la regia è ben fatta, alcune trovate sono simpatiche, le musiche ottime e tutto sommato il messaggio che voleva comunicare viene spiegato chiaramente.
Non sono neanche pochi i difetti: oltre due ore di stallo sono difficili da sostenere, e certamente non erano necessarie. Molte situazioni poi sono oltre il limite del credibile, e si ha la sensazione che ci si sia sbattuti molto poco per rifinire il prodotto sotto tutti i suoi aspetti; se il contenuto può essere sufficiente, lo stesso non può dirsi della forma con cui è stato espresso, ed in un film non è un difetto da poco.

Voto: 6, ma da Spike speravo molto di più.

PS: Spike Lee è in piena turf war con 50 Cent, accusandolo di dare un esempio negativo (come se fosse colpa sua, se è bulletproof) e di fomentare la violenza nei ghetti. Lo accusa perfino d'essere dietro all'omicidio di una guardia del corpo di Busta Rhymes. L'interessato risponde che Spike fa film del cazzo (i suoi film e videogiochi, invece...)
La subcultura gangsta mi fa sempre spanciare dalle risate... yo bro, respect!

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